giovedì 17 luglio 2008

Il caso di Eluana Englaro




Onestamente il caso di Eluana Englaro non mi ha mai appasionato e per una ragione molto semplice: Eluana, in un senso rilevante del termine, è già morta da 16 anni.

Eluana si trova, infatti, in uno stato vegetativo permanente: ha subito danni cerebrali gravissimi e irreversibili, non è cosciente nè tanto meno autocosciente - insomma: l'Eluana di suo padre e dei suoi amici non c'è più da molto tempo, è rimasto il suo corpo, i suoi organi che ancora funzionano, le sue cellelule (o, meglio, parte di esse). Un corpo senza coscienza, una pianta che una volta era umana.

Anche per questa ragione sono rimasta un po' perplessa di fronte alla sentenza della Corte di Cassazione n. 21748 del 16 ottobre 2007 che, tra i requisiti per l'interruzione dell'alimimentazione artificiale, richiedeva non solo la prova dell'irreversibilità dello stato vegetativo permanente, ma anche che fosse "univocamente accertato, sulla base di elementi tratti dal vissuto del paziente, dalla sua personalità e dai convincimenti etici, religiosi, culturali e filosofici che ne orientavano i comportamenti e le decisioni, che questi, se cosciente, non avrebbe prestato il suo consenso alla continuazione del trattamento".

Se è accertata l'irreversibilità dello stato vegetativo, ciò significa che la persona in questione non ha coscienza e non l'avrà mai più, sicché cosa importa quello che voleva (o, meglio, che avrebbe voluto) quando era ancora viva e cosciente? La questione ha la stessa rilevanza etica del decidere cosa ne faranno dei nostri corpi quando saremo morti: ossia - per un ateo come per un credente - non dovrebbe averne nessuna - visto che, appunto, saremo morti, non saremo più quei corpi.

Proprio perché questa questione mi è sempre parsa eticamente irrilevante non posso che provare un enorme fastidio di fronte alle reazioni dei cattolici alla sentenza della Corte d'appello di Milano che consente l'interruzione dell'alimentazione artificiale.
Costoro urlano che la vita è un dono di Dio e gli uomini non posso interromperla.
Ora, anche a prescindere dalla circostanza (non irrilevante) che Dio non esiste, il corpo di Eluana è ancora in vita, non grazie a Dio, ma grazie al progresso della scienza umana - un progresso che, d'altra parte, i cattolici hanno spesso ostacolato e visto negativamente specie quando incide su questioni come la vita e la morte (ma anche l'astronomia ha dato i suoi problemi..)
Eluana, senza l'intervento umano, sarebbe morta. Se i cattolici credono, come dicono di credere, all'esistenza di un'anima, allora devono riconoscere che in quel corpo privo di coscienza, l'anima non c'è più.
Agitarsi tanto per un corpo senz'anima, per una vita che Dio si è già preso e che solo il progresso scientifico ha consentito di continuare a livello vegetale, mi sembra francamente incoerente. E i cattolici incoerenti lo sono spesso: del resto, si sa, ex falso quod libet

Nessun commento: