giovedì 19 giugno 2008

A debate on Interpretation and Legal Theory



I bring to your attention a debate on famous Marmor's book, Interpretation and Legal Theory, recently published in Analisi e diritto 2007

As Canale and Tuzet write
"Andrei Marmor’s Interpretation and Legal Theory (2 ed. 2005) is one of the most interesting outcomes of the reflection on legal interpretation in contemporary analytical jurisprudence.

On the one hand, the book is basically conceived of as a critical assessment of Dworkin’s interpretive turn in legal theory, but, on the other, it offers many original and deep insights into the most important issues related to legal interpretation, such as the nature of legal prescriptions, the relation between interpretive sentences and theoretical sentences, the connection between interpretation, authority and morality, the nature of the legislature’s intentions, and the features of constitutional interpretation.

The volume provides therefore a propitious basis for discussing not only the issues mentioned, but also the way in which they are usually looked at within the analytical jurisprudence tradition".

A debate on Interpretation and Legal Theory



I bring to your attention a debate on famous Marmor's book, Interpretation and Legal Theory, recently published in Analisi e diritto 2007

As Canale and Tuzet write
"Andrei Marmor’s Interpretation and Legal Theory (2 ed. 2005) is one of the most interesting outcomes of the reflection on legal interpretation in contemporary analytical jurisprudence.

On the one hand, the book is basically conceived of as a critical assessment of Dworkin’s interpretive turn in legal theory, but, on the other, it offers many original and deep insights into the most important issues related to legal interpretation, such as the nature of legal prescriptions, the relation between interpretive sentences and theoretical sentences, the connection between interpretation, authority and morality, the nature of the legislature’s intentions, and the features of constitutional interpretation.

The volume provides therefore a propitious basis for discussing not only the issues mentioned, but also the way in which they are usually looked at within the analytical jurisprudence tradition".

giovedì 5 giugno 2008

Barbery, L'eleganza del riccio



"
Antoine Pallières, prospero erede di una dinastia industriale, è il figlio di uno dei miei otto datori di lavoro. Ultimo ruttino dell'alta borghesia degli affari - la quale si riproduce unicamente per sigulti decorosi e senza vizi -, era tuttavia raggiante per la sua scoperta e me la narrava di riflesso, senza sognarsi neppure che io potessi capirci qualcosa. Che cosa possono mai comprendere le masse lavoratrici dell'opera di Marx?
"






L'eleganza del riccio
(L'élégance du hérrisson, 2006), il secondo romanzo di Muriel Barbery, è davvero una lettura piacevole: un racconto ironico, intelligente, ben scritto.

Renée Michel è un'autodidatta coltissima ed intelligente che vive in incognito, mimetizzata sotto le sembianze della "tipica" portinaia sciatta e incolta, e vede sfilare dalla gabbiotta del suo elegante condominio parigino schiere di alto-borghesi accomunati dalle stesse arie da intellettuali di sinistra e dagli stessi meschini pregiudizi sociali.
Paloma Josse è la figlia di un ministro e vive nel medesimo condominio, al numero 7 di rue de Grenelle: è una dodicenne geniale e incompresa, che tenta di nascondere la sua eccessiva intelligenza conformandosi ai suoi coetanei e medita sogni incendiari e suicidi.
Queste due anime gemelle si riveleranno l'una all'altra grazie all'arrivo di un nuovo inquilino, un giapponese colto e (davvero) anticonformista, Kakuro Ozu.

Una storia sui pregiudizi e le divisioni sociali, una acuta presa in giro della pseudo-cultura delle elite alto-borghesi, ma anche un inno all'amicizia e alla vita.
Solo il finale desta qualche perplessità: è talmente imprevedibile che pare una soluzione escogitata ad hoc per evitare un ben più scontato "e tutti vissero felici e contenti", che di certo avrebbe fatto storcere il naso a qualche critico, ma avrebbero reso felici quei lettori che, almeno a questo punto del romanzo, hanno saputo superare i propri pregiudizi da intellettuali-di-sinistra - col sospetto che invece sia proprio l'autrice ad essere rimasta intrappolata nei pregiudizi di cui sopra.

Barbery, L'eleganza del riccio



"
Antoine Pallières, prospero erede di una dinastia industriale, è il figlio di uno dei miei otto datori di lavoro. Ultimo ruttino dell'alta borghesia degli affari - la quale si riproduce unicamente per sigulti decorosi e senza vizi -, era tuttavia raggiante per la sua scoperta e me la narrava di riflesso, senza sognarsi neppure che io potessi capirci qualcosa. Che cosa possono mai comprendere le masse lavoratrici dell'opera di Marx?
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L'eleganza del riccio
(L'élégance du hérrisson, 2006), il secondo romanzo di Muriel Barbery, è davvero una lettura piacevole: un racconto ironico, intelligente, ben scritto.

Renée Michel è un'autodidatta coltissima ed intelligente che vive in incognito, mimetizzata sotto le sembianze della "tipica" portinaia sciatta e incolta, e vede sfilare dalla gabbiotta del suo elegante condominio parigino schiere di alto-borghesi accomunati dalle stesse arie da intellettuali di sinistra e dagli stessi meschini pregiudizi sociali.
Paloma Josse è la figlia di un ministro e vive nel medesimo condominio, al numero 7 di rue de Grenelle: è una dodicenne geniale e incompresa, che tenta di nascondere la sua eccessiva intelligenza conformandosi ai suoi coetanei e medita sogni incendiari e suicidi.
Queste due anime gemelle si riveleranno l'una all'altra grazie all'arrivo di un nuovo inquilino, un giapponese colto e (davvero) anticonformista, Kakuro Ozu.

Una storia sui pregiudizi e le divisioni sociali, una acuta presa in giro della pseudo-cultura delle elite alto-borghesi, ma anche un inno all'amicizia e alla vita.
Solo il finale desta qualche perplessità: è talmente imprevedibile che pare una soluzione escogitata ad hoc per evitare un ben più scontato "e tutti vissero felici e contenti", che di certo avrebbe fatto storcere il naso a qualche critico, ma avrebbero reso felici quei lettori che, almeno a questo punto del romanzo, hanno saputo superare i propri pregiudizi da intellettuali-di-sinistra - col sospetto che invece sia proprio l'autrice ad essere rimasta intrappolata nei pregiudizi di cui sopra.