giovedì 5 giugno 2008

Barbery, L'eleganza del riccio



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Antoine Pallières, prospero erede di una dinastia industriale, è il figlio di uno dei miei otto datori di lavoro. Ultimo ruttino dell'alta borghesia degli affari - la quale si riproduce unicamente per sigulti decorosi e senza vizi -, era tuttavia raggiante per la sua scoperta e me la narrava di riflesso, senza sognarsi neppure che io potessi capirci qualcosa. Che cosa possono mai comprendere le masse lavoratrici dell'opera di Marx?
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L'eleganza del riccio
(L'élégance du hérrisson, 2006), il secondo romanzo di Muriel Barbery, è davvero una lettura piacevole: un racconto ironico, intelligente, ben scritto.

Renée Michel è un'autodidatta coltissima ed intelligente che vive in incognito, mimetizzata sotto le sembianze della "tipica" portinaia sciatta e incolta, e vede sfilare dalla gabbiotta del suo elegante condominio parigino schiere di alto-borghesi accomunati dalle stesse arie da intellettuali di sinistra e dagli stessi meschini pregiudizi sociali.
Paloma Josse è la figlia di un ministro e vive nel medesimo condominio, al numero 7 di rue de Grenelle: è una dodicenne geniale e incompresa, che tenta di nascondere la sua eccessiva intelligenza conformandosi ai suoi coetanei e medita sogni incendiari e suicidi.
Queste due anime gemelle si riveleranno l'una all'altra grazie all'arrivo di un nuovo inquilino, un giapponese colto e (davvero) anticonformista, Kakuro Ozu.

Una storia sui pregiudizi e le divisioni sociali, una acuta presa in giro della pseudo-cultura delle elite alto-borghesi, ma anche un inno all'amicizia e alla vita.
Solo il finale desta qualche perplessità: è talmente imprevedibile che pare una soluzione escogitata ad hoc per evitare un ben più scontato "e tutti vissero felici e contenti", che di certo avrebbe fatto storcere il naso a qualche critico, ma avrebbero reso felici quei lettori che, almeno a questo punto del romanzo, hanno saputo superare i propri pregiudizi da intellettuali-di-sinistra - col sospetto che invece sia proprio l'autrice ad essere rimasta intrappolata nei pregiudizi di cui sopra.

1 commento:

ilmiomondonuovo ha detto...

Si, il finale intristisce parecchio: proprio in un momento in cui sembravano risolte tante cose per i vari protagonisti...
chissà, servirà per abituarci al fatto che nella realtà il lieto fine è raro.