sabato 31 gennaio 2009

Vinge, Universo Incostante




Il sottogenere d'avventura non è certo tra i miei preferiti, ma Universo incostante (A Fire upon the Deep, 1992) di Vernor Vinge è decisamente uno dei romanzi di fantascienza più belli che abbia letto negli ultimi anni.

Vinge immagina un universo in cui le leggi fisiche variano a seconda delle zone. In corrispondenza del centro della nostra galassia si trovano le inesplorate e inesplorabili Profondità imponderabili, poi viene la zona Lenta, il regno degli idioti e dei calcolatori meccanici, dove non sono possibili programmi senzienti e la velocità della luce costituisce una barriera insuperabile, quindi l'Esterno, con la sua alta tecnologia e il suo insieme eterogeneo di razze, e, infine, il Trascendente, la zona più evoluta, i cui abitanti sono Potenze, esseri quasi-divini, dall'intelligenza sconfinata e la vita brevissima.

Un ruolo centrale nell'universo di Vinge è svolto dalla comunicazione e dalla Rete - una sorta di internet futuribile che mette in contatto tutti gli abitanti dell'Esterno ed è accessibile anche dalle Potenze del Trascendente - come nel mondo reale, anche qui la conoscenza è il bene primario su cui si gioca l'evoluzione e la prosperità delle razze.
La vecchia Terra, che nel romanzo non compare se non come uno sbiadito ricordo, si trova, ovviamente, al centro della zona Lenta, dove il progresso è ostacolato da leggi fisiche che impediscono non solo la tecnologia più evoluta, ma, soprattutto, il contatto tra le civiltà, relegando ogni pianeta abitato ad una distanza insuperabile dalle altre forme di vita - e generando un senso di claustrofobia che attanaglia il lettore: davvero ci si sente intrappolati in questa zona Lenta, tagliati fuori dalle meraviglie dell'universo.


Al confine tra la zona lenta e il Trascendente, gli abitanti (razza homo sapiens) del regno di Straumli scovano un antichissimo archivio e riportano, involontariamente, in vita una Potenza, una Perversione, un essere remoto e dall'enorme potente. Prima di essere totalmente annientati, alcuni di loro riescono a fuggire, portando con sè qualcosa che, per qualche motivo, la Perversione desidera e atterrano fortunosamente su Artiglio, uno sperduto pianeta nel Fondo, il confine tra l'Esterno e la zona Lenta. Inizia una caccia interplanetaria che distruggerà non pochi mondi. Nel mentre qualcosa agita i confini tra le zone...

Una trama solida, avvincente e ben strutturata, narrata con una scrittura brillante e fluente (forse con qualche refuso di troppo nella traduzione italiana di Gianluigi Zuddas).
Un finale dolce-amaro, nient'affatto scontato.

Uno dei punti di forza del romanzo risiede sicuramente nella caratterizzazione dei personaggi e nell'invenzione delle razze aliene - i due simpatici Skrode (creature intelligenti dalla forma di alberelli), ma, soprattutto, gli abitanti del pianeta Artiglio: creature simili a cani, ma dal collo molto allungato, che vivono in aggruppi formati da 4-8 membri (molti di più nelle zone equatoriali) e sono dotati di una mente collettiva.

Questo romanzo, che ha vinto il premio Hugo, sembra attendere solo un bravo sceneggiatore per farne un film che non avrebbe proprio nulla da invidiare a Guerre stellari!

venerdì 16 gennaio 2009

Bradbury, Tangerine


Tangerine raccoglie 25 racconti brevi scritti da Ray Bradbury di cui solo alcuni di fantascienza - in senso ampio: insomma, non vi aspettate storie di invasioni aliene e guerre spaziali.

Purtroppo la qualità delle storie è davvero modesta: l'inventiva è piuttosto limitata ed anche la scrittura, complice forse una brutta traduzione, non è certo brillante.

Sconcertante l'immagine delle donne e della vita di coppia che emerge da alcuni dei racconti: un misto di banalità e luoghi comuni talmente usurati da apparire inattuali persino nell'odierna italietta borghese.

Insomma, non vale il prezzo della copertina: dall'autore di Cronache marziane e Fahrenheit 451 mi aspettavo molto di più.

lunedì 5 gennaio 2009

Il libro d'oro 2008

Ossia il libro più bello letto da Teoz nel 2008



Anche quest'anno trascrivo fedelmente il testo inviatomi da Matteo Z., ricco, come sempre, di ottimi suggerimenti di lettura.

    "Come ogni anno è giunto il momento tanto atteso dell'assegnazione del "Libro d'oro 2008" ovvero il mio oscar personale al miglior libro letto nel corso dello scorso anno.

    Quest'anno la scelta è facile e non per la scarsa qualità dei libri letti - anzi ce ne sono molti che meritano una citazione - ma per l'assoluto valore dell'opera vincitrice. Nel momento stesso in cui ne terminai la lettura piu' di 6 mesi fa, ebbi la chiara sensazione che ben difficilmente avrebbe potuto essere superato. Il premio 2008 va quindi a "Everyman" di Philip Roth. In un libro di poco piu' di cento pagine, Roth riesce a dare voce e concretezza alle angosce, alle paure, ai sentimenti di ogni uomo nella sua quotidiana battaglia contro la morte, contro la propria finitezza. E' un esercizio difficile e lucidissimo sempre in bilico fra angoscia - nella malattia, nella vecchiaia - e consolazione nell'attaccamento alla vita come negazione della morte e a cio' che comunque puo' continuare ad offrire. Vi si ritrova il tema dell'importanza del corpo e della fisicità che Roth aveva già toccato magistralmente in Pastorale Americana: "(…) l'incanto irresistibile che continuiamo ad esercitare, fino alla fine, con la superficie del nostro cormpo, si dimostra (…) la cosa piu' seria che c'é nella vita. Il corpo del quale uno non si puo' spogliare per quanti sforzi faccia, del quale é impossibile liberarsi fino alla morte."



    Mi piacerebbe citare almeno un'altra decina di libri. Cerco di limitarmi e segnalo , "La strada" un altro capolavoro di Cormac McCarthy, "Colpi al cuore" esilarante romanzo in cui il finlandese Kari Hotakainen supera se possibile la maestria nel far ridere del suo connazionale Arto Paasilinna e "Sardinia Blues", stilisticamente interessantissimo, di Flavio Soriga. Per chi ama viaggi ed avventure imperdbile "La tenerezza dei lupi" di Stef Penney. Infine l'evento giornalistico-letterario (e cinematografico) dell'anno : Gomorra di Saviano"

    Albo d'oro :

          1992 Cien años de soledad - G. Garcia Marquez
          1993 Confieso que he vivido - P. Neruda
          1994 La guerra dei poveri - N. Revelli
          1995 Il lungo cammino verso la liberta' - N. Mandela
          1996 Il libro dell'inquietudine - F. Pessoa
          1997 Las venas abiertas de America Latina - E. Galeano
          1998 L' idiota - F. Dostoievskij
          1999 La conquista dell' America - T. Todorov
          2000 Ebano - R. Kapuscinsky
          2001 Le particelle elementari - M. Houellebecq
          2002 La famiglia Winshaw - J. Coe
          2003 Pedigree - G. Simenon
          2004 Aspettando i barbari - J.M. Coetzee
          2005 Le correzioni - J. Franzen

    2006 Le fate dell'inverno - S.Mannuzzu
    2007 Infedele - Ayaan Hirsi Ali
    2008 Everyman - Philip Roth


    E da quest'anno c'è anche il film d'oro, ossia i migliori film visti da Zack nel 2008.

domenica 4 gennaio 2009

Camilleri, La gita a Tindari

"I romanzi gialli, da una certa critica e da certi cattedratici, o aspiranti tali, sono considerati un genere minore, tant'è vero che nelle storie serie della letteratura manco compaiono"
"E a te che te ne fotte? Vuoi trasìre nella storia della letteratura con Dante e Manzoni?"




Un giovane viene ucciso davanti al portone di casa, due anziani coniugi, residenti nello stesso palazzo, scompaiono misteriosamente dopo una gita domenicale a Tindari: Montalbano indaga e, grazie anche alle abilità informatiche di Catarella, riesce a stabilire un legame tra i due eventi e a smascherare una pericolosa organizzazione criminale.
Nel frattempo: Mimì Augello (il vice di Montalbano) medita di trasferirsi a Pavia per amore, ma Montalbano riesce a sventare l'amore e il trasferimento, presentandogli la bella Beatrice; ricompare Ingrid - che, forse, passa una notte d'amore con l'ispettore. Forse.

Divertente e di piacevole lettura, scritto in un frizzante "sicitaliano", ambientato in una Sicilia succulenta (come i piatti della "cammarera" Adelina) e, a tratti, di una bellezza selvaggia.

Però qualche aspetto della trama non mi convince del tutto - in particolare non è del tutto chiara la ragione del triplice omicidio (in fondo Nenè e il dottore si conoscevano già): certo, la posta in palio era altissima e, forse, nella "vita vera" si uccide anche per meno.

Magistrali i dialoghi tra Montalbano e il vecchio boss mafioso - tutti accenne, metafore e mezze parole.

Di Andrea Camilleri è recensito anche su questo blog L'odore della notte e sul blog di Zack La vampa d'agosto

A tutti i fan di Camilleri/Montalbano segnalo il simpatico sito Vigata