sabato 29 agosto 2009

Lansdale, Capitani Oltraggiosi



Capitani oltraggiosi (Captains Outrageous, 2001) di Joe R. Lansdale è il settimo romanzo della serie incentrata intorno ai personaggi di Hap Collins e Leonard Pine: due autentici texani, proprio come l'autore.

Qui (a seguito di una vicenda che non vi sto a raccontare) Hap e Leo partono per una crociera ai Caraibi: tutto va male e le complicazioni terminano, come sempre, in un bagno di sangue dove ci rimettono la pelle (spesso in senso letterale) i cattivi, ma anche parecchi buoni.

La trama lascia un po' a desiderare - per chi l'ha letto: Se Beatrice poteva vendere i fregi, perché quell'assurdo patto con Billy? O, ancora, com'è che Beatrice, che non sembrava certo una donna forte, non ha confessato dove erano nascosti i fregi? Comunque la trama non è importante.

La narrazione è spinta dai dialoghi serrati e brillanti - con battute che hanno ispirato i migliori (?) film con Bruce Willis - e s'incentra tutta sulle figure di Hap e Leo: due simpatiche canaglie. Quarantenni, texani, un po' giustizieri della notte e un po' sfigati, violenti e machi, ma dal cuore generoso, Hap e Leo condividono un particolare senso morale: risolvono con i pugni e le armi i loro problemi, non esitano mai un secondo ad alzare le mani e, spinti dalle migliori intenzioni, finiscono per cadere e per trascinare tutti in un mare di guai.

Un romanzo che si legge in fretta, anche sotto l'ombrello, leggero, scanzonato, truculento, decisamente pulp.

Infine, la quarta di copertina dell'edizione Einaudi (Stile libero big) è stata scritta da qualcuno che non aveva letto il romanzo: Hap non si innamora affatto di una misteriosa messicana, è e resta innamorato della rossa, lussuriosa e diretta Brett.

Altri romanzi di Lansdale recensiti da me o da amici blogger:
Una stagione selvaggia di Zack

martedì 11 agosto 2009

Bebè: consigli per l'uso



Il mio bimbetto sta per compiere 9 mesi e, come ogni neo-mamma che si rispetti, ho l'arroganza di disseminare consigli - nemmeno ne avessi allevati centinaia di pupetti! E va bhè, pazientate: i consigli sono gratuiti - e non c'è l'obbligo di seguirli - e poi può essere l'occasione per un proficuo scambio di opinioni. Ecco, allora, le mie 10 regole d'oro - 10 cose che non sapevo ed ho imparato sui bebè.

1) NO PANIC. Qualsiasi cosa succeda - e può davvero succedere di tutto - mai farsi prendere dal panico, mai agire di fretta e senza ragionare. E' sempre bene fermarsi, prendere un bel respiro, riflettere e muoversi con calma. E questo non solo per evitare ulteriori pasticci, ma anche perché i bimbetti hanno bisogno di un clima sereno e rilassato (vedi punto 2). Se piange 1 minuto di più non succede nulla.

2) Niente vale quanto dei genitori sereni e rilassati. Eliminate ogni vostra fonte di stress. I parenti vi danno sui nervi e non fanno che quadruplicare i vostri impegni? Trovate una scusa e cacciateli di casa! Gli amici si presentano ad ogni ora del giorno e della notte per vedere il bimbetto e vi costringono ad intrattenerli con discorsi, caffè e cioccolatini quando avreste un gran bisogno di dormire? Non fateli entrare! O, meglio ancora, affidategli il bebè da cambiare, andate a dormire e che il caffè se lo facciano da soli! L'allattamento al seno vi crea problemi, vi stanca, vi strema o il bimbo non prende peso? Ci sono schiere di bambini che crescono benissimo con l'allattamento artificiale: il latte materno è il miglior alimento possibile, ma il miglior alimento possibile non vale una mamma tranquilla e serena. Soprattutto nei primi mesi, rinviate tutti gli impegni non improrogabili e cercate di riposare ogni volta che potete.

3) Scandite la giornata del bebè in fasi fisse. Immaginate di essere un esserino quasi cieco, impossibilitato a muoversi, circondato da odori e rumori incomprensibili, capatultato in un mondo di cui ignora ogni cosa, preso, maneggiato, spostato..non è una situazione piacevole, anzi sembra un incubo paranoico! Ecco perchè molti validi manuali - tra cui quello, davvero imprescindibile, di Tracy Hogg - consigliano di suddividere le giornate secondo il medesimo schema: da un lato, per venire incontro al bisogno di sicurezza del neonato, consentendogli di prevedere sempre ciò che seguirà e, dall'altro, di aiutare i genitori a comprendere il comportamento del proprio piccolo e a dignosticare i possibili problemi.

4) Quasi mai sono coliche! Le coliche gassose sono l'incubo di ogni genitore o, meglio, sono il jolly nella manica, la causa cui imputiamo tutti i pianti che non sappiamo spiegare. E quasi sempre sbagliamo. Il problema è che la diagnosi è incerta: ci sono indizi (pianto inconsolabile e prolungato accompagnato da irrigidimento e, talvolta, da emissioni gassose), ma non sono decisivi. L'unico modo è essere certi che la causa del pianto non sia un'altra. Per esperienza: spesso è fame. Per accertarsene basta mettergli in bocca il biberon - purtroppo con l'allattamento al seno le cose sono più complesse - ma se il bebè si attacca è probabile che sia fame (se poi, dopo essersi attaccato, si stacca quasi subito, ciò potrebbe essere dovuto all'assenza di latte).



5) Il bebè ha le abitudini che noi gli diamo. Il bebè non sa fare nulla, tranne succhiare. Tra le altre cose: non sa neppure dormire. Noi dobbiamo insegnargli tutto e come glielo insegnamo così impara a farlo. Idem est: la colpa purtroppo è quasi sempre di noi genitori. Se l'abbiamo sempre fatto addormentare cullandolo, non possiamo lamentarci se non riesce a dormire diversamente. Tutti commettiamo degli errori: è quasi impossibile che non si diano al bimbo abitudini di cui poi ci si pente (vedi punto 7). E a quel punto non resta che riprogrammarlo: cosa purtroppo non semplice (vedi punto 6).

6) Persa una battaglia si deve ricominciare la guerra. Abbiamo involontariamente dato al nostro bimbo abitudini nefaste e adesso ci tocca rassettarlo e riprogrammarlo? Non solo sarà una guerra, ma potrebbe essere una guerra sanguinosa.
Noi, ad esempio, forse male interpretando un consiglio del medoto E.A.S.Y di Tracy Hogg, secondo cui bisogna abituare il bebè a fare la nanna pomeridiana anche i mezzo a rumori e gente, l'abbiamo sempre fatto addormentare nel salone sulla sua sdraietta o sul passeggino. Morale: non sa fare la nanna pomeridiana nella sua cameretta e nel suo lettino - appena ce lo metti dentro strilla e scalpita. Visto che adesso sulla sdraietta non ci sta più, ciò significa che per farlo addormentare bisogna metterlo sul passeggino, possibilmente in mezzo ai rumori: cosa che talvolta può creare inconvenienti.
La riprogrammazione non è semplice: alla fine bisogna seguire il metodo Estivill - stemperato dai suoi lati più sadici. Insomma, lasciarlo nel lettino, consolarlo quando piange, non tirarlo mai sù. Una guerra. E il problema è che se si perde una battaglia, se una volta, stremati, lo si prende in braccio e lo si mette sul passeggino, il giorno dopo bisogna ricominciare tutto da capo.
Prima di iniziare a combattere bisognerebbe sempre chiedersi: ma ne vale la pena o, in fondo, si tratta di un'abitudine tollerabile?

7) Qualcosa si sbaglia sempre. Non lasciatevi colpevolizzare e, soprattutto, non colpevolizzatevi: qualche errore è inevitabile e, anzi, spesso è impossibile fare la cosa giusta, Parlavo della nanna pomeridiana. Ebbene alcune amiche hanno un problema opposto al mio: hanno abituato i loro bebè a dormire nel loro lettino lontano dai rumori e adesso i piccoletti non sono in grado di farsi un riposino sul passeggino in un posto rumoroso - cioè, in questo periodo, non ne vogliono sapere di fare la nanna in spiaggia. E allora qual'è la soluzione giusta? Forse non c'è.

8) Ogni bambino ha il suo carattere e i suoi tempi. Ci sono bimbi-bambolotti che non hanno mai afferrato una supellettile ed altri vivaci che non resistono alla tentazione di un cassetto già intorno ai 7 mesi; bimbi che gattonano prestissimo e bimbi che non gattonano affatto; bimbi che a 4 mesi hanno 2 denti e bimbi che li mettono ad un anno. Ognuno ha il suo carattere, ognuno hai suoi tempi: non preoccupatevi mai per i paragoni e comunque, semmai, chiedete al pediatra.

9) Nessuno conosce il vostro bambino come voi. Fatevelo scrivere su una maglietta o, meglio ancora, su una striscione da appendere in casa dei nonni! Nessuno: nemmeno il pediatra che lo vede una volta al mese. E certo non la nonna! Le nostre mamme, donne sante, ma che stress qualche volta! - ed anche qui, per ritornare al punto 2, è meglio precisare subito le cose: i consigli son ben accetti, ma poi scegliamo noi se seguirli o no, perché il figlio è nostro e nessuno lo conosce meglio di noi. Questo significa anche che siamo noi genitori quelli che devono capire se qualcosa va male. Come mi ha detto un pediatra: se c'è qualche evento che la preoccupa - feci di uno strano colore, rigurgiti più frequenti del solito - chiami il dottore o vada al pronto soccorso, ma, indipendentemente da questo, prima si chieda sempre se le pare che il bimbo stia bene. Se la risposta è sì, non c'è motivo d'allarme (anche se può comunque essere opportuno un controllo). Se invece le pare che il bimbo non stia bene, è meglio consultare il medico anche in assenza di sintomi specifici.

10) Last but not least, la parità dei sessi inizia in casa. Mi sorprende come ancora oggi l'allevamento dei figli sia una questione quasi esclusivamente femminile e, soprattutto, come molte madri ci tengano ad accollarsi per intero tutti gli oneri, escludendo i loro compagni della cura dei pargoli e trattandoli come cerebrolesi - salvo poi lamentarsi - o, ancora, come molti uomini pensino di collaborare attivamente solo perché cambiano qualche pannolino ogni tanto. Non solo esiste anche il congedo per paternità, ma, indipendentemente da questo, quando papà è a casa può benissimo badare da solo al bebè, mentre la mamma si riposa. Se poi l'allattamento è artificiale, non ci sono ragioni per non istituire dei turni notturni!


Infine, ecco alcuni manuali per bebè che ho letto e che mi sono stati utili:
T. Hogg, Il linguaggio segreto dei neonati
L. G. Borgenich, Il bebè, manuale d'istruzioni
E. Estivill, Dormi bambino dormi

Coetzee, Età di ferro

Diventiamo ciò che sposiamo. Noi che abbiamo sposato il Sudafrica diventiamo sudafricani: tetri, accidiosi, pigri. L'unico segno di vita di cui siamo capaci: scoprire i denti in una rapida smorfia quando ci crocifiggono. Il Sudafrica: un vecchio mastino incattivito, addormentato sulla soglia, lento a morire. E poi, che nome poco fantasioso da dare a un paese! Speriamo che decidano di cambiarlo quando ricominceranno tutto da capo.
p. 63


Età di ferro (Age of iron, 1990) del premio Nobel John Maxwell Coetzee è un romanzo epistolare duro, quasi feroce, nello stile di altri suoi capolavori, quali Vergogna o Aspettando i barbari.

Nel Sudafrica degli anni '80 l'incontro tra una vecchia bianca, borghese, sola, erosa dal cancro, e un barbone alcolizzato, mentre nei ghetti neri s'incendia la rivolta.

Gli oppressori sono militari, giovani, freddi e formali, col mitra al petto; sono l'immagine televisiva di politici-buffoni, sono l'inno nazionale e una lingua bastarda (l'afrikaans). Sono bianchi. Sono tutti i bianchi: anche quelli che non hanno mai appoggiato il regime dell'aphartied, quelli che si sono limitati a guardarlo, o a criticarlo, anche quelli che sono fuggiti, che hanno rivolto lo sguardo altrove. La vergogna è il marchio inesorabile di tutti costoro - il sentimento che pervade la vecchia protagonista, il cancro che la consuma.
Gli oppressi sono un branco di ragazzi, famelici e spietati, che giocano alla guerra e muoiono e uccidono davvero, e bruciano tutto e tutti senza pietà, senza remora, senza controllo.

Coetzee non risparmia nessuno, non vede alcuna 'giustizia' nel furore della rivolta, solo altro odio, altra violenza - solo lo sviluppo ineludibile di una storia di schiavitù.

Finale criptico, non manca qualche nota patetica di troppo.