"Antoine Pallières, prospero erede di una dinastia industriale, è il figlio di uno dei miei otto datori di lavoro. Ultimo ruttino dell'alta borghesia degli affari - la quale si riproduce unicamente per sigulti decorosi e senza vizi -, era tuttavia raggiante per la sua scoperta e me la narrava di riflesso, senza sognarsi neppure che io potessi capirci qualcosa. Che cosa possono mai comprendere le masse lavoratrici dell'opera di Marx?"
L'eleganza del riccio (L'élégance du hérrisson, 2006), il secondo romanzo di Muriel Barbery, è davvero una lettura piacevole: un racconto ironico, intelligente, ben scritto.
Renée Michel è un'autodidatta coltissima ed intelligente che vive in incognito, mimetizzata sotto le sembianze della "tipica" portinaia sciatta e incolta, e vede sfilare dalla gabbiotta del suo elegante condominio parigino schiere di alto-borghesi accomunati dalle stesse arie da intellettuali di sinistra e dagli stessi meschini pregiudizi sociali.
Paloma Josse è la figlia di un ministro e vive nel medesimo condominio, al numero 7 di rue de Grenelle: è una dodicenne geniale e incompresa, che tenta di nascondere la sua eccessiva intelligenza conformandosi ai suoi coetanei e medita sogni incendiari e suicidi.
Queste due anime gemelle si riveleranno l'una all'altra grazie all'arrivo di un nuovo inquilino, un giapponese colto e (davvero) anticonformista, Kakuro Ozu.
Una storia sui pregiudizi e le divisioni sociali, una acuta presa in giro della pseudo-cultura delle elite alto-borghesi, ma anche un inno all'amicizia e alla vita.
Solo il finale desta qualche perplessità: è talmente imprevedibile che pare una soluzione escogitata ad hoc per evitare un ben più scontato "e tutti vissero felici e contenti", che di certo avrebbe fatto storcere il naso a qualche critico, ma avrebbero reso felici quei lettori che, almeno a questo punto del romanzo, hanno saputo superare i propri pregiudizi da intellettuali-di-sinistra - col sospetto che invece sia proprio l'autrice ad essere rimasta intrappolata nei pregiudizi di cui sopra.
1 commento:
Si, il finale intristisce parecchio: proprio in un momento in cui sembravano risolte tante cose per i vari protagonisti...
chissà, servirà per abituarci al fatto che nella realtà il lieto fine è raro.
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