domenica 28 dicembre 2008

Camilleri, L'odore della notte


L'imprenditore Gargano è scomparso con i soldi degli investitori: benché l'indagine non sia di sua competenza, Montalbano si ritrova ad indagare. Nel frattempo: Montalbano rivede Françoise, continua nei suoi rapporti tesi col Questore e qualcosa sembra smuoversi nella sua relazione con Livia - nel mentre, il suo vice, Mimì Augello, afflitto, come Kierkegaard, dal lacerante dilemma 'Mi sposo o non mi sposo', rinvia di un mese le nozze e si concede una fugace avventura con un'avvenente testimone.

Lo confesso: non avevo mai letto i romanzi di Andrea Camilleri su Montalbano anche per una sorta di pregiudizio nei confronti del genere - non tanto quello dei romanzi "gialli" (come dice la mia mamma per riferirsi indiscriminatamente a tutti i romanzi polizieschi), quanto quello dei romanzi scritti in serie, sfornati a ritmo industriale, tutti incentrati intorno ad un unico protagonista. Insomma: la mia idea tipica di romanzo è quella in stile Delitto e castigo - un unico gigantesco irripetibile tomo!

Ebbene: devo proprio ricredermi! Questo romanzo è entusiasmante! Il personaggio del commissario Salvo Montalbano ed anche gli altri personaggi che gli ruotano attorno sono descritti magistralmente: così credibili, che sembra di conoscerli da sempre.
Ma soprattutto è entusiasmante il linguaggio - sgargiante e realistico - di Camilleri: un misto, perfettamente dosato, di italiano e dialetto siciliano - roba che non si leggeva dai tempi di Verga!

Se proprio devo trovare un appunto non mi è piaciuto il riferimento a Faulkner, l'idea che Montalbano si ritrovasse ad un certo punto a vivere in uno dei suoi racconti (Omaggio a Emilia) - una nota surrealista di cui non si avvertiva alcun bisogno.

E adesso vado a leggermi La gita a Tindari

Segnalo, sul blog di Zack, la recensione di La vampa d'agosto

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